Abjuro, revoco, e detesto

(Riflessioni e approfondimenti nell’occasione del ritrovamento casuale di una lettera manoscritta del 1712)

« Nous travaillons dans [un] cadre océanique, luttant avec l’insurmontable diversité des formes que prennent les rapports d’autre à autre, découvrant tantôt les règles, tantôt les événements aléatoires qui restaurent leur étrangeté. » (Michel de Certeau)

Trovai la seguente lettera manoscritta, contenente l’abiura di Samuele Capassulis, Patriarca greco di Alessandria, datata 6 giugno 1712, per caso, agli Archives Nationales di Parigi, cercando dati riguardo il trasporto di marmi e altre opere antiche dalla Barbarie e dal Levant in Francia tra XVII e XVIII. Non ricordo se fosse una trascrizione, oppure l’originale, non ebbi modo né di scattare una fotografia né di fare una fotocopia, ma mi colpì tanto che volli a mia volta trascriverla, spero esattamente.

Mi colpirono le parole di abiura della religione greco scismatica (abjuro, revoco, e detesto) e di fede in quella cattolica (giuro sopra di quelli, che credo di cuore, e confesso di bocca). Mi domandai come si potesse sentire un uomo nel pronunciare quelle parole così definitive, certo prese da un formulario rituale da usarsi in casi del genere, certo necessarie per completare un disegno riguardante più la politica e i commerci che la Salvezza. Oppure no? Forse le pronunciò al centro di una oscura navata steso a terra, col volto sul freddo pavimento, come se ad impedirgli di alzarsi finché non avesse recitato l’intera abiura fosse lo stesso sguardo di Dio?

Oltre questo, mi colpirono le immagini con le quali si distinguono quelli che non vissero in piena grazia di Dio (che doppo il battesimo contrassero la machia del peccato, e che ne loro corpi si sono purgate con la penitenza, o uscite da loro corpi si sono purgate nel purgatorio sono subito ricevute nella gloria celeste dove chiaramente vedono Iddio trino et uno, come è, pero, l’una piu perfettamente dell’altra secondo la diversità de’ meriti), e i dannati (che morono in peccato mortale attuale, o solo originale, descendono subito in inferno dove sono differentemente punite secondo la diversità de’ demeriti).

Si tratta della lettera che Capassulis consegnò al francescano Giovanni Giuseppe Mazet per essere consegnata a Papa Clemente XI come testimonianza della sua professione di Fede?

Secondo Pastor l’abiura venne ricevuta dal Papa in un Concistoro Solenne tenutosi il 28 aprile 1713. Non trovando notizia di un concistoro in tale data passo ad una delle fonti dirette di Pastor, ovvero la vie de Clement XI di Pierre François Lafitau ([Obispo (= vescovo) de Sisteron] in cui si conferma il dato della lettera consegnata da Mazet, aggiungendo che Clemente XI, considerata l’importanza dell’evento, aveva affidato ai cardinali della Congregazione della Propaganda Fide, associandovi famosi teologi e dottori in diritto canonico, l’incarico esaminare tutta la documentazione inviata da Capassulis, e di tradurla in greco e in latino. Infine, per dare maggior risalto, convocò un concistoro pubblico il 29 aprile 1713, dove impose la presenza di Mazet, dei religiosi Greci dell’Ordine di S. Basilio, di tutti gli altri Greci presenti a Roma, di vescovi, prelati e signori romani, e dichiarò che Capassulis aveva effettivamente abbandonato lo scisma e gli errori dei Greci, e dunque aveva abbracciato la Fede Cattolica e riconosciuto il Papa come Pastore Universale e pronunciò l’assoluzione e l’esenzione dalle pene in cui il Patriarca sarebbe altrimenti incorso, confermandolo infine Patriarca e concedendogli la dignità del Pallium (fascia usata dai vescovi e dagli arcivescovi metropoliti). Dopo il concistoro chiamò i religiosi inviati da Capassulis e diede loro una lettera amichevole da consegnargli.

Se ne deduce che Capassulis non andò mai a Roma, non almeno in occasione della sua abiura, che fu dunque solo epistolare. Possibile? Lafitau, che visse in quei tempi, assicura che il Patriarca non venne poi mai meno ai precetti del Cattolicesimo «et qu’avant que de mourir il renouvella publiquement d’une voix encore ferme et bien distincte l’abjuration de ses anciennes erreurs, la condamnation de son Schisme, et sa profession de Foi»

La storia del documento non ha inizio con la sua scoperta ma nel momento in cui si pone ad esso una domanda, e la scoperta stessa non è mai definitiva ma soltanto la base che permette allo storico di cercare forme mancanti della conoscenza. L’archivio è dunque un’assenza costante, ciò che va tutelato è « le goût de l’inaccompli»; la conoscenza, scrive Michel de Certau, è ciò « qui ne cesse de se modifier par un manque inoubliable » : lo scopo della storia non sarebbe dunque il racconto bensì l’articolazione di un passato morto in un linguaggio vivente, ovvero la produzione di un « echange entre vivantes »

6 giugno 1712

Io Samuele Capassulis figlio di D. Demetrio Capassulis nativo di Scio per la gratia de Iddio Patriarcha Alessandrino, nelle mani del padre molto Reverendo Arcangelo di Malta, in presenza de’ Reverendi Padri Egidio di Launegro viceprefetto delle missioni in Egitto, e Giovanni Gioseppe Mazet Missionarii Apostolici di Terra Santa, dell’ordine de’ frati minori, havendo inanzi a me i s.ti vangelii e toccandoli con le mie proprie mani,

giuro sopra di quelli, che credo di cuore, e confesso di bocca,

quella s.ta fede Catholica, et Apostolica, che la Santa Romana chiesa, crede, predica, confessa, et observa, e conseguentemente

abjuro, revoco, e detesto

tutte l’heresie di che setta, e conditione, che siino, che si alzano contra la Santa chiesa Catholica, et Apostolica Romana.

Item giuro che credo e confesso di cuore e di bocca che lo spirito santo procede dal Padre e dal figlio come da un unico principio, un unico spiratore et un’unica spiratione
e che il figlio è principio della subsistenza dello spirito santo, come il Padre;
e che quelle parole (e dal figlio) furono lecitamente e ragionevolmente poste nel simbolo niceno e costantinopolitano dalla chiesa latina, come una spiegatione necessaria per fermare l’heresie che si formavano all’hora;
e che nel pane di formento, sia azimo o fermentato si fa il vero sacramento eucharistico,
e che i sacerdoti devono consecrare nell’uno o l’altro ognuno secondo l’uso della sua chiesa, o orientale o occidentale,
e che l’anime de’ veri penitenti che non hanno intieramente sodisfatto per le loro ommissioni o commissioni, in questo mondo, morendo in carita d’Iddio si purgano doppo la morte con le pene del purgatorio e per liberarle da quelle pene loro giovano i soffraggii de’ fedeli viventi, come i sacrificii delle messe, l’orationi, le limosine, et altre opere di pieta che costumano farsi da fedeli per quelle anime fedeli, secondo l’institutione della chiesa;
e che l’anime di quelli che doppo il battesimo non incorsero in nissun peccato, e l’anime di quelli ancora che doppo il battesimo contrassero la machia del peccato,
e che ne loro corpi si sono purgate con la penitenza, o uscite da loro corpi si sono purgate nel purgatorio (quale fermamente assicuro, e tengo) sono subito ricevute nella gloria celeste dove chiaramente vedono Iddio trino et uno, come è, pero, l’una piu perfettamente dell’altra secondo la diversità de’ meriti e l’anime di quelli che morono in peccato mortale attuale, o solo originale, descendono subito in inferno dove sono differentemente punite secondo la diversità de’ demeriti.

Item che la santa Apostolica sede et il Romano Pontefice ha la primatia in tutto l’universo mondo,
e che il medesimo Romano Pontefice è successore di San Pietro prencipe de gl’Apostoli, e vero vicario di Christo, capo di tutta la chiesa di Christo Signore nostro, Padre, e Dottore de tutti i christiani,
e che a lui in persona di San Pietro è stata data la piena potestà di pascere, regere e governare, la chiesa universale, da Christo Signore nostro.

Item giuro che abbraccio e ricevo tutti i Concilii ricevuti dalla Santa Catholica et Apostolica Chiesa Romana, e principalmente i duoi sacri ecumenici Concilii florentino e tridentino,


et abjuro revoco, e detesto

tutte le false dottrine, opposte alla verità del sopra scritto vero dogmo et alla vera fede della Santa Chiesa Romana, fuori della quale nissuno puo salvarsi;
e giuro e protesto sopra questi medemi santi Arcangeli che mai terro ne insegnaro nissuna heresia, ne stabiliro per dogma di fede niente che sia opposto alla chiesa Catholica et Apostolica Romana, o alla sua vera fede; ne daro mai fede a libri hereticali, ne li terro conoscendoli tali, se non per censurarli,

questo prometto, e giuro, e tutti l’errori contro la sopra scritta vera fede li detesto, l’abjuro, e li revoco,

e cio avanti Iddio trino, et uno, e in presenza de’ sopraddetti testimonii qui sotto scritti, avanti i quali faccio il presente abjuro,

hoggi 26 maggio 1712 indittione 5a o secondo il computo romano a 6 di giugno 1712 nell’hospitio de sopraddetti Padri di terra santa de Cairo vechio in Egitto.

Io Samuele Capassulis etc. liberamente, e spontaneamente ho fatto il presente abjuro de’ gli errori opposti al vero dogmo, e fede che professo adesso.

Io frate Archangelo di Malta ho ricevuto nelle mie mani il presente abjuro
Io frate Egidio di Launegro sono stato presente al detto abjuro
Io frate Giovanni Gioseppe Mazet sono stato presente al detto abjuro

La lettera si conserva a Parigi, Archives Nationales, Correspondance consulaire, Lettres reçues, fond AE, B, I, 317 (Le Caire). N.B. Gli a capo e i capolettera sono aggiunti da me: la lettera è scritta senza paragrafi, a parte la data e le dichiarazioni dei tre frati testimoni.

La ricerca che stavo conducendo sui marmi di Leptis Magna esportato e reimpiegati in Francia era oggetto della mia thèse de Doctorat a Paris 1 / INHA (2010) « Claude Le Maire, un consul antiquaire. Le début des activités françaises de recherche archéologique en Afrique du Nord et le réemploi des marbres antiques en France entre XVIIe et XVIIIe siècle » (dir.. Alain Schnapp, Prés. Dominique Poulot). Tale ricerca ha prodott, ad oggi, la pubblicazione dei seguenti tre saggi: Riuso e ricezione estetica del Marmor Carystium (Cipollino) di Leptis Magna in Francia tra XVII e XIX, in G. Extermann – A. Varela Braga (a cura di), “Splendor Marmoris. I colori del marmo, tra Roma e l’Europa, da Paolo III a Napoleone III, Roma 2016, pp.377-400”, Actes Rencontre Internationale Institut Suisse de Rome, Roma 10-12/10/2012, De Luca Editore, Roma 2016 ; Note archeologiche e topografiche sull’itinerario da Derna a Cirene seguito da Claude Le Maire (1706), in “L’Africa romana XX”, Roma 2015, vol. 2, pp. 955-970 ; De Benghazi à Versailles: histoire et réception d’une statue (XVIIe-XXe), in “Archeologia Classica”, 64, n.s. II, 3, 2013, pp. 677-718.

Cit. di Michel De Certeau tratte da un’intervista concessa pochi giorni prima di morire (9 gennaio 1986) a Guitta Pessis Pessis-Pasternak, Le corps et les musiques de l’esprit. Entretien avec Michel de  Certeau, dans « Le Monde aujourd’hui » , 19-20 janvier 1986.
Vedi anche M. De Certeau, L’écriture de l’histoire, Paris 1975, p. 61; Arlette Farge, Le Goût del’archive, Paris 1989, pp. 70-71

Per Pastor utilizzo la traduzione inglese: Ludwig Freiherr von Pastor, The History of the Popes from the Close of the Middle Ages, XXXIII, London 1941, p. 378

Pierre François Lafitau, La vie de Clement XI, souverain pontiff, I-II, à Padoue 1752, II, pp. 83-7.

Immagine: Jusepe de Ribera (Jativa 1591 – Napoli 1652), San Pietro Penitente (part.). Olio su tela (Coll. priv.)

Pubblicato da Sandro Lorenzatti

Archeologo e Scrivano

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