Le cose accadute e le cose possibili (Aristotele)

Ritratto di Aristotele, copia di prima età imperiale, Vienna Kunsthistorisches Museum (da originale probabilmente lisippeo, ca 325 a.c.)

Da quello che si è detto risulta chiaro anche questo, che ufficio del poeta non è descriver cose realmente accadute, bensì quali possono [in date condizioni] accadere: cioè cose le quali siano possibili secondo le leggi della verisimiglianza o della necessità. Infatti lo storico e il poeta non differiscono perché l’uno scriva in versi e l’altro in prosa; la storia di Erodoto, per esempio, potrebbe benissimo esser messa in versi, e anche in versi non sarebbe meno storia di quel che sia senza versi: la vera differenza è questa, che lo storico descrive fatti realmente accaduti, il poeta fatti che possono accadere. Perciò la poesia è qualche cosa di più filosofico e di più elevato della storia; la poesia tende piuttosto a rappresentare l’universale. la storia il particolare.

Dell’universale possiamo dare un’idea in questo modo: a un individuo di tale o tale natura accade di dire o fare cose di tale o tale natura in corrispondenza alle leggi della verisimiglianza o della necessità e a ciò appunto mira la poesia sebbene al suoi personaggi dia nomi propri. Il particolare si ha quando si dice, per esempio, che cosa fece Alcibiade o che cosa gli capitò. Tutto questo, nella commedia, oggi [che la nuova ha sostituito l’antica], è divenuto chiarissimo: i poeti dapprima, con una serie di casi verisimili, inventano e compongono la favola, e poi, allo stesso modo, inventano e mettono i nomi ai personaggi non fanno come gli [antichi] poeti giambici che poetavano intorno a persone vere e proprie.

Nella tragedia i poeti si attengono ai nomi già fissati dalla tradizione [o mitica o storica]. E la ragione è questa, che è credibile ciò che è possibile. Or appunto, finché le cose non sono accadute, noi non siamo disposti a crederle possibili, ma è ben chiaro che sono possibili quelle che sono accadute, perché non sarebbero accadute se non erano possibili.

Aristotele, Poetica, 9, 1-18 (1451a-b) (ed.  Mondadori, trad. Manara Valgimigli)

Pubblicato da Sandro Lorenzatti

Archeologo e Scrivano

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