cristalli da sogno

(…) mi resi conto che tutti i personaggi che avevo immaginato nel romanzo esistevano, invece, in uno spazio adiacente al mio, dal quale mi separava solo un infinito cristallo, così che sempre potevo vederli, udire le loro voci, tuttavia senza mai essere certo di essere a mia volta visto e udito da loro.
Tale barriera di cristallo era forse più sottile, o di materia diversa, in alcuni luoghi del mio spazio, perché lì, in quei luoghi, le loro figure mi apparivano più nitide, le loro voci più chiare, e lì, mi dicevo, avrebbero forse potuto vedermi, udirmi anche loro.
Così, sempre più spesso, mi recavo in quei luoghi, a volte senza rendermene conto, con una scusa o con l’altra, fingendo che la strada più breve per andare dove dovevo andare vi passasse vicino.
La loro presenza si faceva di giorno in giorno più evidente, tanto quanto svaniva quella di chi viveva nel mio spazio.

(continua)

Pubblicato da Sandro Lorenzatti

Archeologo e Scrivano

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