Il “Museo Azienda” (a proposito di un articolo su “La Stampa” di oggi)

Un articolo di oggi (2 maggio 2017), pubblicato su La Stampa, reca il titolo “La riscossa dei musei italiani salvati dai direttori stranieri“, dettagliandone poi il contenuto “dati alla mano”. Potrebbe anche essere, certo bisognerebbe approfondire dove e per quali ragioni esatte, se dirette o indirette. Ma non può passare, perché è inaccettabile, il concetto che in Italia non esistano o sia difficile trovare eccellenti direttori di Museo, effettivi o potenziali. Occorrerebbe chiedersi invece perché spesso non sono i migliori ad essere scelti, sia in questo settore che in altri dei Beni Culturali, dell’Educazione e della Ricerca.

Albrecht Dürer, Testa di cervo trafitta da una freccia, verso 1495

L’articolo si conclude così: “Non a tutti piace il direttore manager, non a tutti il museo azienda. Ma questi direttori, che a 4 anni dal loro insediamento saranno giudicati sui risultati, il piede sull’acceleratore l’hanno premuto davvero.”   La domanza da porsi, a mio avviso, è relativa piuttosto la direzione che la velocità.


Il concetto di “azienda” applicato ad una istituzione culturale è semplicistico e pericoloso, intanto perché rinuncia a priori alla possibilità dell completa gestione da parte del Pubblico (come prevederebbe la costituzione – il condizionale ormai è d’obbligo), inoltre perché riassume in un concetto specifico sia attività che sono proprie delle aziende, l’efficienza e l’autonomia economica, sia obiettivi sociali, quali ad esempio l’educazione generale e l’aggiornamento scientifico dei dati, ovvero obiettivi che per un’azienda sono secondari e che può permettersi, se lo vuole, solo quando raggiunga un surplus da dedicarvi. Inoltre nelle aziende più che agli obiettivi sociali si tende a pensare a quelli di qualità, che sono comunque legati al profitto (il che naturalmente non esclude che talvolta questi abbiano anche una funzione sociale). La questione dei Musei, della loro storia e del loro ruolo, costituisce ormai un campo di studi interdsciplinari ben definito degli studi umanistici, e centinaia di studiosi in tutto il mondo, grazie alle loro ricerche, ne hanno delineato l’importanza centrale in ambito culturale, perché il Museo costituisce lo snodo centrale da cui i risultati della ricerca e della riflessione scientifca si dirigono verso tutti. E poiché non stiamo parlando di scienze esatte, le modalità di esposizione di oggetti che hanno valore storico-artistico sono spesso sperimentali, così che il Museo stesso è necessariamente anche un laboratorio di ricerca, ovvero un luogo in cui la ricerca si svolge a diretto contatto con il pubblico e con la sua partecipazione. Mi chiedo chi, all’interno delle Istituzioni, si stia ponendo questo tema, e come questo possa essere costretto nei limiti concettuali del Museo azienda.

Pubblicato da Sandro Lorenzatti

Archeologo e Scrivano

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