Tre ricordi sparsi di Amelia Rosselli

Amelia Rosselli

1
Era un anno che ora mi sfugge, forse metà degli Ottanta, certamente a Roma, di pomeriggio. Io e Pietro Pedace, andiamo a trovare Amelia Rosselli, che Pietro allora scriveva una tesi su di lei, a casa sua, via del Corallo, mi pare. Quando Pietro mi presenta come suo amico e studente di archeologia lei mormora qualcosa di elogio per quella disciplina, dice che è importante.
Della casa ricordo solo stretti corridoi e pareti di libri, e lei, che cercandone uno per Pietro, li scorre con le dita e con lo sguardo, per poi subito lasciarsi distrarre da una finestra aperta che, immediatamente, va a chiudere, perché ci potrebbe essere qualcuno che mi controlla, dice.


2
Lo stesso giorno, poco dopo, seduti ad un bar in via del Governo Vecchio. Non ricordo il discorso di Pietro che porta Amelia a dire quando si parla di poesia (o d’arte?), non si parla di soldi, le labbra semichiuse, la voce che risuona nel petto.


3
Anni dopo. Passo, per andare chissà dove, in Piazza del Fico, una mattina assolata e fredda. La vedo seduta ad un tavolino, sola, proprio mentre solleva un bicchiere, per berne il contenuto, ed il bicchiere le cade, e si frantuma a terra.

Qualche giorno fa, l’11 febbraio, era l’anniversario della sua morte. Ventuno anni fa. Me ne sono accorto solo oggi. E non c’è più né lei, né Pietro.


Quella che segue è una delle sue più belle poesie, da “Appunti sparsi e persi” (1966-1977)

Perdonatemi perdonatemi perdonatemi
vi amo, vi avrei amato, vi amo
ho per voi l’amore più sorpreso
più sorpreso che si possa immaginare.

Vi amo vi venero e vi riverisco
vi ricerco in tutte le pinete
vi ritrovo in ogni cantuccio
ed è vostra le vita che ho perso.

Perdendola vi ho compreso perdendola
vi ho sorpresi perdendola vi
ritrovo! L’altro lato della pineta
era così buio! solitario! rovinoso!

Essere come voi non è così facile;
sembra ma non lo è sembra
cosa tanto facile essere con voi ma
cosa tanto facile non è.

Vi amo vi amo vi amo
sono caduta nella rete del male
ho le mani sporcate d’inchiostro
per amarvi nel male.

Cristo non ebbe così facile disegno
nella mente tesa al disinganno
Cristo ebbe con sé la spada e la guaina
io non ebbi alcuna sorpresa.

Candore non v’è nei vostri occhi
benevolenza era tanto rara
scambiando pugni col mio maestro
ma v’avrei trovati.

Vi amo? Vi amerei? Tante cose
nel cielo e nel prato ricordano
amore che fugge, che scappa
dietro le case.

Dietro ogni facciata vedere quel
che mai avrei voluto sapere; dietro
ogni facciata vedere
quel che oggi non v’è.

Pubblicato da Sandro Lorenzatti

Archeologo e Scrivano

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