“Some people say not to worry about the air. Some people never had experience with air”

Una sera tutto quello che avevo sempre desiderato schiuse la finestra del soggiorno, dopo aver strisciato sull’erba del giardino per anni, credo, come un lombrico, per venirmi a trovare. Mi parve solo un soffio di vento leggermente più freddo del solito, e non diedi alla cosa alcun peso, e continuai a scrivere, digitando su tasti che lasciavano apparire le belle lettere dell’alfabeto sopra uno schermo luminoso. Mentre scrivevo quel soffio mi venne intorno alla testa e senza volerlo ne respirai il primo tratto, e quando il freddo mi punse tra le sopracciglia smisi di respirare, ma ormai era giunto al cuore e lo aveva ghiacciato.

I miei accendini finiscono uno dopo l’altro. Quelli che non sono ancora finiti li perdo. È bello quando succede qualcosa.

Non è chiaro se questa forza debba uscire o entrare dal mio corpo. No è chiaro: sono varie forze: alcune debbono entrare altre uscire.

Tirandoli giù a forza dagli scaffali ho aperto tutti i libri che possedevo: non c’erano più lettere, i fogli bianchi, tranne i titoli, sul dorso, di ciò che non avrei potuto più leggere

Si accorge che nell’aria non c’è più alcun rumore, le cicale poco prima assordanti sono ora mute, nessun uccello vola più sui crinali, nessun vento spira, tutto è immobile. Resta il mondo, come una scenografia abbandonata che lentamente sta per sfaldarsi, divenendo più elementare. Rimangono i contorni delle montagne, le ombre sui piani, la linea del mare lontano.
Infine sente un rumore: in fondo ad una valle un uomo spinge il suo aratro. E lui non lo aveva previsto.

Io non faccio altro che stare qui. E le fotografie restano mute. Ed una lettera è scomparsa dall’alfabeto.

Pubblicato da Sandro Lorenzatti

Archeologo e Scrivano

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