Questioni urgenti (Roma)

dazeglio

Nell’ ultima lotta del 1859 Roma stette coll’Austria. Essa era col cuore e collo spirito nel campo del nostri nemici, e se dipendeva da lei, a quest’ora il calcagno dell’Imperator Francesco calcherebbe di nuovo il collo d’Italia. Roma non nascose le sue ansie né le sue ardenti speranze prima di Solferino; nè dopo serbò nessun pudore nella sua desolazione. Roma nel suo naufragio, retta sull’acque dalla potenza della Francia, morse la mano che l’impediva d’ affondare. Roma aprì mercato di vite per formarsi un esercito composto come le antiche compagnie di ventura, né s’arretrò alla vista delle stragi e del sangue. Roma ricusa ostinata consigli amichevoli e prudenti, ricusa riforme, ricusa patti, sembra in verità che la vista del potere che le sfugge la renda demente. Ciò che in un altro Governo sarebbe plausibile, è inesplicabile in lei! Non si comprende difatti per qual motivo essa non ripeta una volta di più, ciò che pose in opera già tante volte : non ceda per guadagnar tempo, e non prometta, salvo a mancare poi di parola ! Cosa strana ! Non dubitò mai d’ingannare, quando la sincerità poteva salvarla. Oggi che può salvarla, per poco almeno, l’inganno, neppur più sa adoprarlo.

Massimo d’Azeglio, Questioni urgenti, Firenze 1861, XVIII, p. 55

Pubblicato da Sandro Lorenzatti

Archeologo e Scrivano

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