Fisica e Politica (perché gli archeologi non dovrebbero mai occuparsi di Fisica Teorica e di Politica)

ALPHAVILLE

La Linea del Posizionamento Politico (LPP) potrebbe essere paragonata alla Linea Spazio Temporale (LST), della quale sappiamo poco, al netto delle teorie fisiche e filosofiche che si succedono da secoli, anzi, millenni. Comunemente si immagina la LPP come una linea retta, o al massimo curva (ma solo per associazione all’arredamento delle Camere), ai cui limiti sono “Destra” e “Sinistra” (o viceversa, dipende dal punto di osservazione), e al centro “Centro”, ovviamente.

Così come la LST, la LPP è una linea puramente teorica, che usiamo per semplificare una struttura ben più complessa. Basti pensare che la LST è in realtà (naturalmente in quella del nostro sistema di riferimento) strutturata su quattro dimensioni (aggiungendo il tempo), dunque la figura che più le si avvicina è forse un volume sferico, di dimensioni ignote, dove le distanze tra i punti sono “relative”.

Si potrebbe muovere a questo paragone l’osservazione che la LPP non sia una figura fisica, bensì una sequenza convenzionale di “idee definite”, le quali conservano una posizione “finita”, ovvero definita e limitata in un preciso punto della sequenza, dunque non confondibile con le altre.

A tale osservazione si potrebbe, per l’intanto, controbattere che anche la LST è una convenzione, con la quale adattiamo a quello che riusciamo a comprendere una realtà ben più complessa. Ad esempio non abbiamo alcuna idea di cosa ci sia prima del punto “inizio”, o del punto “fine”, né se il tempo e lo spazio abbiano lo stesso significato altrove, nello spazio (stando ad Einstein, parrebbe proprio di no). Per tali ragioni, ad esempio, noi non sappiamo con certezza cose via sia oltre i limiti estremi della LPP, né, nel caso dell’ipotesi “curva”, se giungano a coincidere, né, infine, se esistano oppure se siano infiniti, non potendosi dunque mai definire una volta per tutte cosa sia più a “sinistra” o a “destra”; lo stesso vale per il “centro”, considerando la possibilità di scomposizione infinita di un punto (poiché varrebbe quanto osservato da Lawrence Krauss: “If you have nothing in quantum mechanics, you will always have something” in A Universe From Nothing, Free Press, 2012).

Si deve ulteriormente rilevarel’insussistenza di fatto sia della “definitezza” delle idee politiche sia della “finitezza” della loro posizione, che tendono naturalmente a confondersi l’una all’altra, non solo in base all’adiacenza dell’una all’altra, bensì di altri meccanismi, in parte ancora non conosciuti, in parte riconducibili ad una dinamica di tipo osmotico, dove regioni a maggior concentrazione invadono, per così dire, regioni a minore concentrazione.

La realtà, almeno quella che si desume dalla storia, è che, nella visione comune e convenzionale che ne abbiamo, i punti della LPP si comportano esattamente come quelli della LST. Anzi: i punti e l’intera struttura della LPP mostrano in modo decisamente più sensibile di quelli della LST la loro continua instabilità, o meglio la loro non adattabilità nello schema convenzionale entro i quali sono stati collocati.

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Immagini:
Sequenza da Alphaville. Une étrange aventure de Lemmy Caution, di Jean Louis Godard (1965)
National Geographic, articolo: Latest Space-Time Ripples Confirm New Era of Astronomy

Pubblicato da Sandro Lorenzatti

Archeologo e Scrivano

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