Lo spettro di Banquo (a proposito dell’intervento del ministro Minniti alla Leopolda)

Il Ministro dell’Interno Marco Minniti, nel suo intervento di tre giorni fa alla Leopolda, ha riaffermato la sua lealtà a Matteo Renzi anche attraverso un riferimento colto al Macbeth di Shakespeare.

Johann Heinrich Füssli (1741-1825), Die drei Hexen erscheinen vor Macbeth und Banquo (Le tre Streghe appaiono a Macbeth e Banquo), 1793-4, Petworth House and Park – National Trust

Queste le sue parole: “…rifuggite dalla politica intesa come una tragedia shakespeariana, magari anche di serie B, magari dove c’è sempre incombente l’ombra di Banco, quello che tradisce, quello che ha l’ambizione, quello che ha sempre la preoccupazione e la paura di doversi misurare in una competizione per la vita o per la morte…”

Tralasceremo qui le ragioni che hanno indotto il Ministro a considerare Macbeth una tragedia “di serie B”, ricordando solo che si tratta di una delle più belle e famose tragedie di Shakespeare, e sorvoleremo anche sull’utilizzo di una metafora calcistica per esprimere una eventuale (e improbabile) critica letteraria, per soffermarci su quanto non torna in questo riferimento, oppure su quanto vi potrebbe essere di obliquo, e per capirlo occorrerà tornare al testo originale della memorabile tragedia.

Nella terza scena del primo atto, i nobili e antichi amici Macbeth e Banquo (sì, questo è il nome corretto, anche per non confonderlo col noto oggetto o con qualche istituto di credito), tornando vittoriosi dalla battaglia contro il Ribelle Macdonwald – che si era ribellato al re Duncan di scozia, alleandosi con irlandesi e norvegesi -, incontrano in una brughiera desolata tre streghe, le quali fanno loro oscure profezie.

A Macbeth dicono:

All hail, Macbeth, thou shalt be king hereafter!

Salve, Macbeth!  salve a te, che sarai re!

E a Banquo:

Thou shalt get kings, though thou be none:

Padre di re, anche se tu non lo sarai.

Lasciate le streghe, i due amici riflettono sul significato di quelle oscure parole: Macbeth è al contempo eccitato per il suo futuro da re e inquieto per il fatto che anche la discendenza di Banquo lo sarà, dunque inizia a vedere nel suo amico un ostacolo.

Banquo, che appare più concreto, meno propenso a dar credito a tali predizioni, forse già temendo che queste potevano portare alla rovina della loro amicizia, dice a Macbeth:

That trusted home
Might yet enkindle you unto the crown,
Besides the thane of Cawdor. But ‘tis strange:
And oftentimes, to win us to our harm,
The instruments of darkness tell us truths,
Win us with honest trifles, to betray’s
In deepest consequence.

Questo, creduto alla lettera,
potrebbe potrebbe infiammarvi a desiderare la corona
oltre titolo di barone di Cawdor, ma è strano.
e spesso per indurci al male,
gli strumenti della Notte ci dicono qualche verità,
ci seducono con oneste inezie per tradirci
nelle cose più gravi.

Ma l’ossessione di Macbeth non si placa, alimentata anche dall’ambizione della moglie, Lady Macbeth, che dapprima lo convince ad assassinare il re Duncan mentre dorme tranquillo nel loro castello (e verrà, Macbeth, immediatamente acclamato re da tutti i nobili presenti, inconsapevoli del misfatto), ed in seguito a ordinare a tre sicari di uccidere sia Banquo che il figlio, Fleance (atto II, scena 2), i quali assassineranno il padre ma non il figlio, che riuscirà a fuggire.

Qualche tempo dopo, durante un banchetto (atto III, scena 4), appare a Macbeth lo spettro di Banquo, lugubre allegoria del suo rimorso, che pur non dicendo una parola provocherà il terrore nell’animo del re, al cospetto di tutti i nobili invitati:

Avaunt! and quit my sight! let the earth hide thee!
Thy bones are marrowless, thy blood is cold;
Thou hast no speculation in those eyes

Which thou dost glare with!

Vattene e lascia la mia vista! Ti nasconda la terra!
Le tue ossa sono senza midollo, il tuo sangue è freddo,
tu non hai sguardo in quegli occhi,
con cui mi fissi.

Ed ancora (Macbeth):

What man dare, I dare:
Approach thou like the rugged Russian bear,
The arm’d rhinoceros, or the Hyrcan tiger;
Take any shape but that, and my firm nerves
Shall never tremble: or be alive again,
And dare me to the desert with thy sword;
If trembling I inhabit then, protest me
The baby of a girl. Hence, horrible shadow!
Unreal mockery, hence!
[Ghost of Banquo vanishes]
Why, so: being gone,
I am a man again. Pray you, sit still.

Ciò che l’uomo osa, lo oso io:
Avvicinati nella forma dell’irsuto orso di Russia,
del rinoceronte armato di corno e della tigre ircana,
prendi qualsiasi aspetto tranne questo
e i miei nervi saldi non tremeranno mai.
Oppure torna in vita
e sfidami nel deserto con la spada:
se starò lì a tremarre, allora chiamami
la bambola di una mocciosa
Via, ombra orrenda!
Via, beffa illusoria!
[Lo spettro scompare]
Ecco, ora che se ne è andato
sono di nuovo un uomo. Vi prego, sedete..”

Insomma, per essere brevi: Banquo è una figura positiva (forse la più nitidamente pura dell’intera tragedia), che subisce, pagandola con la morte, la follia e l’ambizione di Macbeth e di Lady Macbeth, pur sempre vincolato alla predizione delle tre streghe, poiché, secondo la tradizione dell’epoca, re James I Stuart era considerato discendente di Fleance e dunque di Banquo.
Ecco quindi perché il riferimento di Minniti alla tragedia shakespeariana non torna.

I casi sono due: o il ministro Minniti ha citato l’opera senza averla mai letta, o avendola letta male, oppure l’ha letta fin troppo bene, e confidando nel fatto che sia Renzi a non averla mai letta, ha lasciato intendere qualcosa pensandone un’altra, ovvero che sia lui a trovarsi nella posizione di Banquo di fronte ad un ambizioso Renzi-Macbeth (e sorvoliamo anche riguardo l’ipotetica esistenza di una novella Lady Macbeth), al quale qualcuno ha profetato migliori e più alti destini per il suo Ministro.

La traduzione utilizzata è quella di Agostino Lomardo (Mondadori)

Pubblicato da Sandro Lorenzatti

Archeologo e Scrivano

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