Poiché tutti seguiranno l’avviso e le passioni dell’ignorante e sciocca moltitudine (Rabelais)

Allora uomini senza fede non avranno
Minore autorità di quelli che professano verità,
Poiché tutti seguiranno l’avviso e le passioni
Dell’ignorante e sciocca moltitudine,
E il più balordo sarà assunto giudice.

[illustrazione di Gustave Doré, 1854]

François Rabelais, La vita orrificissima del grande Gargantua padre di Pantagruele. Già composta dal signor Alcofribas astrattore di Quinta Essenza. Libro pieno di pantagruelismo, 1534

[traduzione italiana di Gildo Passini]

Capitolo LVIII
Enigma in forma di profezia

[trovato nei fondamenti dell’abbazia dei Telemiti]

Poveri umani, che felicità aspettate,
In alto i cuori, le mie parole ascoltate.
Se è permesso di credere fermamente
Che dagli astri del ciel l’umana mente
Possa congetturar cose venture,
O se è possibil per divinazione
Aver conoscenza della sorte futura,
Tanto da poter annunciare con discorso certo
Il destino e il corso degli anni lontani,
Io fo sapere a chi lo vuole intendere
Che il prossimo inverno senza oltre attendere
E anche prima, qui, dove siamo,
Uscirà una maniera d’uomini
Stanchi di riposo, insofferenti di quiete
Che andranno francamente, di pieno giorno
A subornare gente d’ogni qualità
Incitandola alle fazioni e al parteggiare
E chi presterà loro fede e ascolto,
(Checché ne segua o costi)
Indurranno a liti manifeste:
Persino gli amici tra loro e i prossimi parenti:
Il figlio, ardito, non temerà lo scandalo
Di schierarsi contro il suo stesso padre;

Anche i grandi di nobile lignaggio
Si vedranno assaliti dai loro sudditi
E il dovere d’onore e riverenza
Non terrà più conto di distinzioni e differenze di grado,
Poiché diranno che ciascuno a sua volta
Deve salire in alto e poi discendere.
E per questa vicenda vi saranno tante mischie,
Tante discordie e andate e venute,
Che nessuna istoria, dove sono le grandi meraviglie,
Ha raccontato simili commovimenti.
Allora si vedranno molti uomini valorosi
Per stimolo e calor di giovinezza,
Per troppo abbandonarsi alle fervide brame,
Morire in fiore e vivere ben poco.
E nessuno potrà lasciar l’impresa,
Una volta che l’abbia presa a cuore,
Senza aver riempito, per dispute e contese,
Di grida il cielo, di passi la terra.
Allora uomini senza fede non avranno
Minore autorità di quelli che professano verità,
Poiché tutti seguiranno l’avviso e le passioni
Dell’ignorante e sciocca moltitudine,
E il più balordo sarà assunto giudice.
Oh dannoso e penoso diluvio!
Diluvio, dico, a buon diritto,
Poiché questo travaglio non cesserà
E non ne sarà liberata la terra.
Fintanto che non sgorghino rapide
Acque improvvise, onde anche i più tardi
Nel combattere, saranno colti e inzuppati;
E giustamente, giacché il loro cuore,
Assorto in questo combattimento, non avrà risparmiato
Neanche i greggi delle bestie innocue;
E i nervi loro e le loro vili budelle
Saranno usate non già pel sacrificio degli Dei,
Ma pei comuni servigi dei mortali.
Ora io vi lascio pensare intanto
Come procederà tutto questo parapiglia
E qual riposo, in lotta sì profonda,
Avrà il corpo della macchina rotonda.
I più fortunati, quelli che più la terranno,
Meno degli altri si asterranno dal guastarla e rovinarla
E in mille modi procureranno
Di asservirsela e tenerla prigioniera
In luogo tale, che la poveretta, disfatta,
Non troverà riparo se non da colui che l’ha fatta.
E, ciò ch’è peggio, nella sua disgrazia
Il chiaro sole, anche prima di giungere all’occaso
Lascierà cadere l’oscurità su lei
Più che di ecclissi o di notte naturale,
Onde perderà a un tratto e libertà
E il favore e la luce dell’alto cielo,
O per lo meno resterà abbandonata.
Ma prima di questa rovina
Essa avrà subito a lungo, ostensibilmente,
Un violento e sì grande sussulto
Che non più agitato fu l’Etna quando
Fu lanciato sopra un figlio di Titano2
Né più improvviso dev’essere stimato
Il movimento che fece Inarime3
Quando Tifeo sì forte s’irritò
Che i monti in mar precipitò.
Così sarà in breve ridotta
In triste stato e sì spesso cambiata,
Che anche quelli che la tenevano,
La lasceranno occupare ai sopraggiunti
S’avvicinerà allora il momento buono e propizio
Di por fine a sì lungo esercizio,
Che le grandi acque di che udiste parlare,
Fanno sì che ciascuno pensi alla ritirata.
Ma tuttavia prima di partirsi
Si potrà veder nell’aria apertamente
L’aspro calor di una gran fiamma accesa
Per metter fine all’acque ed all’impresa
Al termine di tutte queste peripezie
Resterà che gli eletti, lietamente ristorati
Di tutti i beni e di celeste manna,
Saranno per giunta arricchiti d’onesta ricompensa,
E gli altri alla fine saranno immiseriti.
Così è giusto sia, affinché cessato il travaglio
Tocchi a ciascuno la sua sorte predestinata
Tale era l’accordo.
Oh quanto è da onorare
Colui che fino all’ultimo poté perseverare!

Finita la lettura del documento, Gargantua sospirò profondamente e disse ai presenti:
– Non è da ora che i seguaci della credenza evangelica sono perseguitati; ma ben felice colui che non sarà scandalizzato e tenderà sempre al fine che Dio, mediante il suo caro Figliuolo, ci ha prefisso, senza essere distratto, né deviato da passioni carnali.
– Che cosa pensate voi nel vostro intelletto, disse il monaco, che indichi e significhi questo enigma?
– Che significa? disse Gargantua: il corso e il trionfo della verità divina.
– Per San Goderano! disse iI monaco, la mia interpretazione non corrisponde alla vostra: questo è lo stile di Merlino il Profeta. Trovateci le allegorie e le gravi significazioni che vi piaccia e scervellatevi voi e tutto il mondo fin che vorrete. Per mio conto non ci vedo altro senso che una descrizione, sotto oscure parole, del gioco del pallone.
I subornati non sono che i giocatori delle partite che sono generalmente amici; dopo fatte le due caccie esce dal gioco colui che c’era e vi entra un altro; colui che primo dice se la palla è sopra o sotto la corda è creduto. Le acque sono il sudore, le corde delle rachette sono fatte di budelle di pecora o di capra; la macchina rotonda è la palla o pallone. Dopo il gioco si ristorano davanti a un bel fuoco, si cambiano la camicia e si banchetta volentieri; ma più allegramente quelli che hanno vinto.
E allegria!

François Rabelais, La vie très horrifique du grand Gargantua, père de Pantagruel, jadis composée par M. Alcofribas abstracteur de quintessence. Livre plein de Pantagruélisme, 1534

CHAPITRE LVIII
Enigme en prophetie

(trouvée dans l’Abbaye de Thélème)

Pauvres humains qui bon heur attendez,
Levez vos cuœurs, et mes dicts entendez,
S’il est permis de croire fermement,
Que par les corps qui sont au firmament
Humain esprit de soy puisse advenir
A prononcer les choses à venir :
Ou si l’on peust, par divine puissance,
Du sort futur avoir la cognoissance,
Tant que l’on juge en asseuré discours,
Des ans loingtains la destinée, et cours.
Je fay savoir à qui le vcust entendre,
Que c’est hyver prochain, sans plus attendre,
Voire plustost en ce lieu où nous sommes,
Il sortira une maniere d’hommes
Las du repos, et faschez du séjour,
Qui franchement iront, et de plein jour,
Suborner gens de toutes qualitez
A dilïerents et partialitez ;
Et qui vouldra les croire et escouter,
(Quoy qu’il en doibve advenir et couster)
Ils feront mettre en desbars apparents
Amys entre eulx et les proches parents.
Le fils hardi ne craindra l’impropere
De se bander contre son propre pere:

Mesme les grands de noble lieu saillis
De leur subjects se verront assaillis,
Et le debvoit d’honneur et reverence
Perdra pour lors tout ordre et diiïerence:
Car ils diront que chascun à son tour
Doibt aller hault, et puis faire retour.
Et sus ce poinct aura tant de meslées,
Tant de discords, venues, et allées,
Que nulle histoir, où sont les grands merveilles,
Ha faict recit d’esmotions pareilles.
Lors se verra maint homme de valeur,
Par Fesguillon de jeunesse et chaleur,
Et croire trop ce fervent appétit,
Mourir en fleur et vivre bien petit.
Et ne pourra nul laisser cest ouvraige,
Si une fois il y met le couraige:
Qifil n’ayt empli par noises et desbats
Le ciel de bruict et la terre de pas.
Alors auront non moindre aucthorité
Hommes sans foy, que gens de vérité:
Car tous suivront la creance, et estude
De l’ignorante et sotte multitude,
Dont le plus lourd sera receu pour juge.
O dommaigeable et penible deluge!
Deluge ( dy-je) et à bonne raison:
Car ce travail ne perdra sa saison,
Ny n’en sera delivrée la terre,
Jusques à tant qu’il en sorte à grand’erre
Soubdaines eaulx, dont les plus attrempez
En combattant seront prins et trempez,
Et à bon droict: car leur cuœur adonné
A ce combat, n’aura point pardonné
Mesmes aux trouppeaulx des innocentes bestes,‘
Que de leurs nerfs, et boyaulx deshonnestes
Il ne soit faict, non aux dieux sacrifice,
Mais aux mortels ordinaires service.
Or maintenant je vous laisse penser
Comment le tout se pourra dispenser,.
Et quel repos en noise si profonde
Aura le corps de la machine ronde.
Les plus heureux qui plus d’elle tiendront,
Moins de là perdre et gaster säbstiendront :
Et tascheront en plus d’une maniere
A l’asservir et rendre prisonniere,
En tel endroict que la pauvre defïaicte
N’aura recours qu’à celuy qui l’a faicte.
Et pour le pis de son triste accident.
Le clair soleil, ains qu’estre en occident
Lairra espandre obscurité sus elle,
Plus que d’eclipse, ou de nuicr naturelle.
Dont en un coup perdra sa liberté,
Et du hault ciel la faveur et clarté,
Ou pour le moins demeurera deserte.
Mais elle avant ceste ruine et perte
Aura long—temps montré sensiblement
Un violent et si grand tremblement
Que lors Etna ne feur tant agitée,
Quand sus un fils de Titan feut jectée :
Et plus soubdain ne doibt estre estimé
Le mouvement que feit Inarimé,
Quand Tiphœus si fort se despita,
Que dans la mer les monts précipita.
Ainsy sera en peu d’heures rangée
A triste estat, et si souvent changée,
Que mesme ceulx qui tenuë l’auront
Aux survenants occuper la lairront.
Lors sera près le temps bon et propice
De mettre fin à ce long exercice:
Caries grands eaux dom oyez deviser
Feronrî chascun la rerraicte adviser:
Et toutesfois devant le partement
On pourra veoir en l’air apertement
L’aspre chaleur d’une grande flamme esprinse,
Pour mettre à fin les eaux et l’entreprinse.
Reste en après ces accidents parfaicts,
Que les eslus joyeulsement refaicts
Soyem de touts biens, e: de manne celestç:
Et d’abondant, par recompense honneste, l
Enrichis soyent. Les austres en la fin
Soyent denuez. C’est la raison, aflin
Que ce travail en tel poinct terminé

La lecture de cestuy monument parachevée, Gargantua souspira profondement, et dict aux assistants :ce n’est de maintenant que les gens reduicts à la creance evangelicque sont persecutez. Mais bien-heureux est celluy qui ne sera scandalizé, et qui tousjours tendra au but et au blanc, que Dieu par son chier fils nous a prefix, sans par ses affections charnelles estre distraict ny diverti. Le moyne dict : que pensez-vous en vostre entendement estre par cest enigme designé et signifié? Quoy? dict Gargantua, le decours et maintien de verité divine. Par sainctGoderan ( dict le moyne ) telle n’est mon exposition: le style est de Merlin le prophete: donnez-y allegories et intelligences tant graves que vouldrez, et y ravassez-vous et tout le monde ainsy que vouldrez. De ‘ma part, je n’y pense austre sens enclos, qu’une description du jeu de paulme soubs obscures parolles. Les suborneurs de gens, sont les faiseurs de partie, qui sont ordinairement amys. Et après. les deux chasses faictes sort hors le jeu celuy qui y estoit, et l’austre y entre. On croit le premier qui Les eaux sont les suëurs : les cordes des racquettes sont faictes de boyaulx de moutons ou de chievres. La machine ronde est la pelotte ou l’esteuf. Après le jeu on se refreschit devant un clair feu, et change-l-on de chemise. Et: volontiers banquette-l-on, mais plus joyeulsement ceulx qui ont gaigné. Et grand chiere

Pubblicato da Sandro Lorenzatti

Archeologo e Scrivano

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