Man in a Stream

Provo a tradurre gli ultimi tre versi di Man in a Stream, di Rosanna Warren, apparsa in “The New Yorker”, June 5, 2006, poi edita in Ghost in a Red Hat, 2011.

[…]
and we who unmake are ourselves unmade
if we know, if only we know
how to give ourselves in this untendered light.

[…]
e noi che disfiamo siamo noi stessi disfatti
se sapessimo, se solo sapessimo
come dare noi stessi in questa luce che non si offre.

Ecco.

Perché ho tentato questa parziale traduzione? Per fatti miei, naturalmente, ed anche perché Rosanna Warren scrive belle poesie, come appare chiaro, ad esempio, leggendo Man in a Stream interamente qui.

In ogni caso…

Pur non essendo un anglista, né un valido traduttore dall’inglese, ho percepito presto la difficoltà di rendere l’espressione untendered light. Untendered ovvero not tendered. Il verbo tender ha però un’estensione semantica più ampia, derivando (attraverso il francese tendre) dal latino tener, che indica l’esser tenero data la sottigliezza, la sensibilità, a seconda si riferisca a cosa, animale o persona, ma ha la stessa radice di tendere, indicando dunque anche ciò che si lascia distendere, offrire, poiché sottile, sensibile.

Riguardo invece cosa si intenda per light credo sia plausibile leggervi per estensione la natura, come propone Bryan Walpert [in Mindfulness: Interruption to a Journey, 2017, p. 72].

Ho pensato ad una condizione di fatto in cui ci si venga a trovare, ad una luce che non porge, che non si offre; a una luce che non è sensibile, gentile o disponibile; ad una condizione che non concede nemmeno il dialogo, la tensione.

Pubblicato da Sandro Lorenzatti

Archeologo e Scrivano

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