A volte Facebook sembra un cortile, o una strada, su cui si affacciano tante finestre, quasi tutte con persone affacciate, i gomiti sul davanzale, a commentare quello che passa, o quello affacciato ad un’altra finestra, o qualcosa che si dice sia accaduto, direttamente o indirettamente. Alcuni sottovoce, altri urlando, alcuni con garbo, con amore, amicizia, altri con sarcasmo, invidia, rabbia. E sorprende più di tutto scoprire quanti siano assolutamente convinti di quello che dicono, tanto da trasformare in assiomi cartesiani le loro opinioni. Alcuni poi gettano vasi sul passante, come fossero veri, e quello si scosta e inveisce, come fossero veri e lo avessero colpito davvero, e magari glielo rilancia. Oppure fa finta di niente, perché tanto sono vasi finti. Poi ci sono finestre senza persone, solo gatti, cani, fiori, pietanze, bandiere, cartelli e lettere attaccati sui vetri. Da altre giungono suoni o immagini in movimento.
E non riesco ancora a capire se tutto ciò mi piaccia perché sia comunque vero, oppure mi faccia tristezza perché la vera vita è altrove, e questo sia per molti tutto quello che ne resta.
