« His genius addicted him to the study of antiquity ;
preferring rust before brightness,
and more conforming his mind to the garb of the former
than mode of the modern times. » [1]
Il suo genio lo aveva reso dipendente dallo studio dell’antichità;
preferendo la ruggine alla luminosità,
e conformando la sua mente più all’abito degli antichi
che ai modi dei tempi moderni
Ricordi questo faro? Hai sempre sostenuto di amare i fari. Che quella era la forma in cui più di ogni altra ti sarebbe piaciuto abitare. Cosa ti ricordava… Ah, certo: le piovose mattinate invernali, uno sceneggiato televisivo che vedesti da piccolo, l’odore del caffè e delle sigarette, uomini che non parlano mai male di nessuno, l’aria salmastra gabbiani che fanno tagli nel cielo, oppure erano rondini, il senso di responsabilità, l’aiuto al mondo esterno, l’urto delle onde, il richiamo delle navi che si incontrano nella notte e poi vanno via.
Immagino avresti dato la vita per averlo. Ma io ti assicuro che se lo avessi avuto la vita l’avresti data davvero: saresti morto di solitudine, e invecchiato come un pesce sulla riva; avresti avuto i denti e le dita gialli, profonde rughe sul viso, dolori artritici e neanche un cane a cui parlare, eccetto due o tre pesci marci come te.
Hai fatto confusione. Hai costruito sulla verità della prima immagine un castello di menzogne. Ciò che volevi non era questo, ma qualcosa che ti avesse ricordato questo, vale a dire una casa vicino al mare, e una donna sempre capace di spiegarti quello che accadeva intorno a te.
Cosa dici? Che lo sapevi?
[estratto da Seafaith, ancora nel cassetto]
[1] Thomas Fuller (1607-61), The history of the worthies of England, 1662 (ed. London 1840, III, p. 195), a proposito di Symonds D’Ewes, politico e antiquario inglese (1602-1650).
