“Ostia colonia romana” di Lodovico Paschetto

Il testo Ostia colonia romana: storia e monumenti [1], scritto da Lodovico Paschetto (1879-1962) nel 1912, resta fondamentale per tutti gli studiosi di Ostia. Nel breve articolo che segue [2] ho tentato di evidenziarne il valore alla luce di una critica severa che venne mossa da Jerôme Carcopino (1881-1970), uno dei maggiori storici di Roma antica.

Nel 1913 Jerôme Carcopino, recensendo “Ostia colonia romana, storia e monumenti”, apparso l’anno precedente, riconosce a Lodovico Paschetto, fin dalle prime righe, il merito di aver prodotto uno studio dedicato ad Ostia “dont les proportions et la somptuosité répondent complètement à la grandeur de son passé, à la sévère beauté de ses horizons, à l’importance, sans cesse accrue depuis six ans, de ses vestiges monumentaux” [“le cui proporzioni e sontuosità rispondono completamente alla grandezza del suo passato, alla severa bellezza dei suoi orizzonti, all’importanza delle sue vestigia monumentali, accresciuta senza sosta da sei anni”] [3].  Più avanti, lo studioso francese sottolinea che Paschetto era riuscito a colmare le due maggiori difficoltà cui dovevano far fronte i ricercatori che avevano scelto Ostia come oggetto dei loro studi: le lacune relative gli scavi anteriori al 1880 e la carenza di piante di dettaglio o di insieme degli scavi effettuati.
Eppure, nonostante questi apprezzamenti – che parrebbero decisivi –, Carcopino giunge gradualmente a formulare critiche severe all’opera di Paschetto, le quali rivelano un disappunto dello studioso più generale e metodologico, nonché, probabilmente, un rapporto non del tutto sereno con la direzione degli Scavi dell’epoca. Non mi riferisco alla segnalazione di piccole sviste (del resto fisiologiche in un’opera generale) o dell’assenza di alcuni testi non italiani, in particolare francesi, quanto alla presunta carenza di organicità storica e di visione complessiva, rilevata nella scarsa considerazione di Porto che, a parere di Carcopino, riduce l’interesse universale di Ostia in quanto “porto della Roma imperiale” a quello particolare di “Ostia colonia romana”.

La storia dell’archeologia è anche la storia degli archeologi e del confronto diretto o indiretto, di accordo o disaccordo, che si instaura tra le loro pubblicazioni. Un confronto che ci permette di cogliere non solo le singole posizioni riguardo specifiche questioni o metodologie bensì, non di rado, particolari sfumature del carattere e del pensiero. L’analisi approfondita di questi confronti risulta quindi particolarmente utile alla comprensione dei risultati esposti e delle circostanze culturali e politiche del dibattito all’epoca del suo svolgimento.

La volontà di correzione che attraversa gran parte della recensione di Carcopino appare aspra e, mi permetto di dire, eccessiva, e nel soffermarsi su aspetti particolarissimi penalizza quel valore d’insieme di sintesi del testo che pure lo studioso segnala sottolineandone il primato. Ed è quando egli espone la sua critica più generale, accusando Paschetto di non aver compreso e trattato Ostia nella sua funzione portuale subordinata a Roma, che si chiarisce il suo punto di vista di storico nei confronti di un archeologo, reo, nel caso particolare, di aver suddiviso il testo nelle sezioni “Storia” e “Monumenti”, “comme si des pans de murs derrière lesquels il ne se passe rien pouvaient intéresser l’historien” [“come se dei frammenti du muri dietro i quali non accade nulla potessero interessare lo storico”].

A distanza di tempo, alcuni dei temi qui citati appaiono superati. I metodi e le suggestioni interdisciplinari hanno reso infinitamente più complessa, e più interessante e produttiva, la ricerca storico-archeologica.
Con sicurezza possiamo affermare che l’opera di Paschetto costituisce il primo tentativo, autorevole e riuscito, di raccogliere lo stato delle conoscenze relativo il sito di Ostia. Ostia colonia romana aprì la via agli studi ostiensi moderni e costituisce ancora oggi uno strumento indispensabile per i ricercatori, raccogliendo le osservazioni storico-topografiche di Fea, Nibby e Tomassetti, comparando laddove possibile le fonti ai singoli monumenti che si andavano scoprendo e, non ultimo, aggiungendo una “Storia degli Scavi di Ostia” che oggi meriterebbe di essere ripresa.

NOTE

[1] L. Paschetto, Ostia colonia romana: storia e monumenti, Tipografia poliglotta vaticana, Roma 1912. – XV, 593 p., [Estratto dagli Atti della Pontificia accademia romana d’archeologia, v. 10., parte 2] opera premiata ed edita dalla Pontificia Accademia romana d’archeologia; prefazione di Dante Vaglieri.
Il testo completo è disponibile online sul sito Ostia, Harbour of ancient Rome.

[2] S. Lorenzatti, Il valore di “Ostia Colonia Romana” di Lodovico Paschetto attraverso la recensione critica di Jerôme Carcopino, in M. A. Fusco (a cura di), Paolo Antonio Paschetto: Artista, grafico e decoratore tra liberty e déco, Cat. Mostra Musei di Villa Torlonia 26 febbraio – 28 settembre 2014, Roma 2014

[3] J. Carcopino, Un livre sur Ostie, dans « Revue Archéologique », 21, jan.-juin 1913, pp. 389-405

Pubblicato da Sandro Lorenzatti

Archeologo e Scrivano

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