Ricordo che il quarto libro dell’Eneide, il libro di Elissa, è un idillio alessandrino inserito nell’originale poema di Virgilio.
Ricordo che Auerbach insiste sull’uso peculiare della retorica classica da parte dei primi predicatori, secondo i quali non conta la tripartizione degli stili poiché tutto si eleva citando la sublimità di Cristo.
Ricordo che apparvero rari naufraghi nel vasto gorgo.
Ma il resto non riesco a ricordarlo perché fa male male male.
E forse quello che non ricordo riguarda me più di ogni altra cosa, ed è incomprensibile, o solo troppo difficile da capire, un peso enorme, una cascata di ingiurie, un incubo scoperto nella vita quotidiana, un contatto col mondo parallelo dell’insania mentale e fisica.